Pagine

domenica 29 novembre 2009

La maglietta col prof. S.C.

Senza alcun dubbio ricordate che ai primi di febbraio il prof. Sentimento Cuorcontento raccontava del Progetto Steve:
Nel 2003 fa l'NCSE, per sfottere i creazionisti che continuavano a compilare liste di scienziati che supportano il creazionismo, ha lanciato il "Project Steve" per raccogliere le firme di scienziati a favore dell'evoluzione. Ma ha aggiunto un requisito: i firmatari devono chiamarsi Steve (o Stephen, Stephanie, Etienne, Stefano...), in onore di Stephen Jay Gould. Ad oggi i firmatari sono 996, anche se viene da pensare che se Gould si fosse chiamato Marmaduke o Archibald sarebbe stato un po' più difficile...

Come senza dubbio sapete, il prof. S.C. è lo Steve #807. Oltre alla imperitura gloria di avere partecipato ad un nobile e grandioso progetto di sbeffeggiamento dei creazionisti, mi era stata promessa una maglietta con cui pavoneggiarsi.
Finalmente l'altro giorno è arrivato un pacchetto da cui è uscita la maglietta che vedete qui accanto, zeppa di nomi davanti e dietro.

Quello del prof. S.C. è in bella vista sul davanti, alla quarta riga, tra Steven L. Bachtel (professore aggiunto di geologia all'Università del Texas ad Austin) e Stephen Charles Bain (lettore in medicina del diabete all'Università di Birmingham).

Son soddisfazioni.
Nota: nella foto il contenuto della maglietta non è il prof. S.C.

venerdì 27 novembre 2009

Giacobbo e la fine del mondo - II

Ieri il prof. Sentimento Cuorcontento si trovava a Bologna. Dopo cena, reduce da passatelli in brodo di cappone, trippa («esce coi fagioli, poidòpo la facciamo lezzermente gratinare, mi saprà dire») e mezza bottiglia di Grasparossa («mo’ guardi ben qui che cocacòla che fanno a Modena!») si sentiva sufficientemente protetto da poter proseguire un po’ nella lettura.

A guardarlo in televisione Giacobbo non fa lo stesso effetto. Le sparate si susseguono e non danno il tempo di meditare e di rendersi granché conto. Ma vederle scritte e poter seguire con calma un filo che per mancanza di un termine più appropriato chiameremo “logico” dà una sensazione di leggera vertigine. Sempreché, naturalmente, non fosse effetto del Lambrusco.

Arrivato a pag. 26 trovo qualcosa che non mi quadra e sobbalzo nello scomodo letto dell’albergo. Oddio, grosso modo ogni tre righe trovo qualcosa che non mi quadra: ma se dovessi sobbalzare ogni volta, nella stanza accanto si farebbero delle idee sbagliate.
I Maya raffiguravano i due calendari, lo Tzolkin e lo Haab, mediante due ruote dentate: la più piccola girava intorno alla più grande fino al momento in cui il primo giorno del calendario sacro corrispondeva al primo giorno dell’anno vago; questo momento si ripeteva una volta ogni 18.980 giorni, quindi ogni 52 anni.

Il prof. S.C. si ricorda di aver visto almeno due volte una simile raffigurazione: al Museo Regional de Antropología di Mérida, in Yucatan, e al Mystery Park di Interlaken (la figura qui accanto è presa da un volantino di quest’ultimo). Ora, c’è un problema: a quanto ne capisco, i Maya non usavano la ruota, né normale né tantomeno dentata a guisa d’ingranaggio. Sospetto fortemente che la raffigurazione del calendario Maya come una coppia di ruote dentate sia un’invenzione moderna. In effetti al Museo di Mérida era un disegno su un pannello che spiegava, appunto, la fissazione dei Maya per i calendari, mica un bassorilievo. Von Däniken piglia il disegno così com’è senza pensarci troppo su, e Giacobbo dietro. Mi farebbe piacere, se c’è un archeologo in ascolto, avere un parere autorevole: pur versato in ogni più recondita disciplina, il prof. S.C. tentenna un po’ in archeologia mesoamericana.

Comunque, Giacobbo non sta andando male: già trenta pagine e non ci sono ancora i Templari. Speriamo che duri.

Buon compleanno!

Oggi è il primo compleanno del blog del prof. Sentimento Cuorcontento: il primo post risale infatti al 27 novembre 2008. Ricordate? Cominciavamo così:
Per i pochissimi incolti che non lo sapessero, il prof. Sentimento Cuorcontento di Sacramento (California) è un personaggio di una delle più belle storie di Carl Barks, Lost in the Andes. Non compare mai nel fumetto: è l'esploratore che, anni prima, ha scoperto la civiltà della Valle delle Nebbie.
Ecco, tanto per rendersi subito simpatico.

lunedì 23 novembre 2009

Giacobbo e la fine del mondo - I

Nel weekend, per ragioni di documentazione, il prof. Sentimento Cuorcontento si è procurato l'ultima fatica di Roberto Giacobbo, quello di Voyager e, facendosi forza, ha cominciato a leggerlo.

Roberto Giacobbo 2012 la fine del mondo? Milano: Mondadori (2009)
Farò un liveblogging di questa operazione, anche se ci vorrà un po': sono solo all'inizio e lo prendo a piccole dosi, per non rischiare. Comincia coi Maya e naturalmente non possono mancare l'Astronauta di Palenque e supercazzole tipo la seguente:
Abbiamo detto che, come un raggio sottile, l'onda di informazione genetica codificata nelle particolari frequenze e qualità del pianeta prescelto si manifesterebbe in modo istantaneo e in tale maniera i Maya, navigatori galattici, potrebbero penetrare nei vari sistemi.
Non commento perché è al di là della pur profonda e poliedrica capacità di comprensione del prof. S.C.
Invece nel secondo capitolo sui Teschi di Cristallo si trova:
Nel 1992 Richard Dolmun, curatore della Smithsonian Institution di Washington, riceve un pacco postale anonimo: dentro vi trova un teschio di quarzo, dal colore bianco latte e del peso di venti chili.
Insieme al pacco c'è una lettera non firmata: «questo teschio di cristallo azteco, che a quanto pare faceva parte della collezione di Porfirio Diaz, è stato acquistato in Messico nel 1960. La offro alla Smithsonian senza chiedere nulla in cambio».
Mysterioso, no? Purtroppo però Giacobbo prosegue:
Sembra che subito dopo la donazione l'uomo della lettera si sia suicidato.
L'anonimo e ignoto mittente si è suicidato. Giacobbo lo sa: gliel'ha detto suocuggino.

venerdì 20 novembre 2009

Uccelli, baguette, bottiglie di birra e cani messicani

In questi giorni al CERN tutti si stanno preparando per l'arrivo delle prime collisioni dopo l'incidente di un anno fa. Con gli occhi di tutto il mondo puntati addosso, un piccolo guasto abbastanza stupido può avere risonanza enorme, come dimostra il recente meraviglioso caso dell'Uccello e della Baguette (non ve lo racconto di nuovo, lo hanno fatto in tanti: per esempio Marco qui, qui e qui. Probabilmente la persona che ha scritto il primo fenomenale comunicato stampa è stato chiuso nel tunnel, in attesa del fascio).

Però l'incidente ha ricordato al prof. S.C. una storia di qualche anno fa: nel tubo del fascio di LEP (il predecessore di LHC), dove teoricamente dovrebbe esserci uno dei vuoti più vuoti sulla Terra, i tecnici avevano trovato due bottiglie di birra. E poi si stupivano che gli elettroni non circolassero.
D. Butler, “Two green bottles leave physicists hanging” Nature 381:725 (1996)
La notizia era vera, tant'è che l'associazione di idee non è venuta in mente solo al prof. S.C.: guardate ad esempio qui, sul blog ufficiale di Nature.
La cosa curiosa è che proprio oggi mi raccontavano di un fisico incontrato in Giappone che ricordava l'episodio, ma come se fosse accaduto al Tevatron, l'acceleratore di Fermilab.

Una delle caratteristiche delle leggende metropolitane è quella di evolversi, adattandosi alla cultura di chi le racconta. Avete presente la storia del cagnolino messicano?
«Questa mia amica, l’anno scorso, è andata in vacanza con suo marito alle Maldive. Proprio il giorno prima di tornare a casa, hanno trovato sulla spiaggia un cagnolino mezzo affogato che, inteneriti, portano di nascosto in albergo. Dopo averlo asciugato e rifocillato (doveva avere una gran fame, a giudicare dalla voracità) la mia amica insiste per portarlo in Italia, tanto è piccolo, poverino, e poi non abbaia mai. Il marito si lascia convincere, e non vi dico la fatica per farlo passare di nascosto in aereo.
Arrivati in Italia, decidono di farlo almeno vaccinare, così lei una mattina lo porta dal veterinario. Appena vede l'animale, il dottore si infila un paio di guanti e prepara un’iniezione che pratica al cane, il quale immediatamente si accascia morto. Il veterinario, sigillando il corpo in un sacchetto di plastica sotto lo sguardo allibito della mia amica, le spiega che non era un cane, ma un pericolosissimo ratto delle Maldive, aggressivo e portatore di gravi malattie.»
Secondo la sociologa Véronique Campion-Vincent, che ha studiato la diffusione della leggenda in Francia, il cagnolino è una metafora dell'immigrato che entra clandestinamente nel paese nascondendo la sua aggressività e portando con sé un pericolo, come una malattia. In effetti, le versioni che circolano in paesi diversi rispecchiano talvolta la provenienza prevalente dell'immigrazione: negli Stati Uniti l'animale viene da Tijuana, in Messico (da cui il nome convenzionale della leggenda); in Francia dall'Africa Occidentale, dal Senegal o da Capo Verde; in Italia, spesso, dalle Filippine o dal nord Africa.

Tra i fisici sta nascendo una nuova leggenda metropolitana? Tra qualche anno sentiremo raccontare che mio cugino ha trovato una lattina di Heineken nella beam pipe di LHC?

(Grazie a Roberto per il suo amico giapponese)

mercoledì 18 novembre 2009

La fine di un mystero

Ricordate il singolare caso del Galvanometro Maledetto, di cui il prof. Sentimento Cuorcontento si era occupato qualche tempo fa?

Ebbene, il mystero non esiste più. Una mano sconosciuta ha spostato lo strumento n. 28 da un lato all'altro dello scaffale, e la mysteriosa oscillazione è cessata. Ci sono cose che la scienza non potrà mai spiegare...

Nota: lo so che la foto fa schifo, l'ho fatta col cellulare. La prima volta che passo in Istituto con una macchina fotografica vera la sostituisco, promesso.

domenica 15 novembre 2009

Pesare le gemelle

Questa volta il prof. Sentimento Cuorcontento non ce l’ha fatta e non ha finito il libro. Anzi, forse avrebbe anche potuto risparmiare i soldi e lasciarlo in libreria, che si capiva fin dalla copertina che non era adatto a lui.

Non che il libro sia brutto o inutile: hanno ragione quelli che dicono che la scienza va in qualche modo raccontata anche a chi proprio non ne vuole sapere. Per cui, dopo La fisica di Star Trek, La scienza di X-Files, La fisica dei supereroi, La fisica dell’immortalità (e chissà quanti altri mi sfuggono) ecco fresco di stampa La fisica del tacco 12. Monica Marelli, che si era già resa responsabile della Fisica del bau e della Fisica del miao (giuro) spiega, come recita il sottotitolo, «perché la scienza è un gioco da ragazze». E forse questo avrebbe dovuto darmi un indizio...

Monica Marelli, La fisica del tacco 12. Il libro che spiega perché la scienza è un gioco da ragazze. Milano: Rizzoli (2009)
Per il bene della Scienza ho fatto un tentativo, affrontando spavaldamente capitoli che iniziavano così:
Pia adora le camicie di raso nere, bianche oppure color champagne, indossate rigorosamente sotto un golfino nero a V

Non voglio annoiarvi raccontandovi quello che anche voi conoscete benissimo: la passione per le scarpe.

Pomeriggio al bar con Annalisa, Antonella e Pia.

Abbronzatura a tutti i costi o trucco perfetto?

Andare dal parrucchiere è come fare shopping: si acquista sempre un nuovo look.
Ora, il prof. S.C. usa camicie per lo più a quadretti rigorosamente non di raso, non va dal parrucchiere ma dal barbiere, le sue uniche esperienze di trucco sono legate, duole confessarlo, alle sporadiche esperienze televisive e, pur possedendo numerose scarpe, non pensa di avere una vera e propria passione. Bisognerà quindi scusarlo se proprio non ce l'ha fatta a leggere tutto con la dovuta attenzione. Qualcosa sì, giusto per poter trovare da ridire: qua e là si trova un po’ di linguaggio impreciso. Per esempio, i lettori più tecnicamente inclinati fremeranno nel leggere frasi come «[la CPU] a causa dello scorrere delle correnti elettriche o di un malfunzionamento della ventola di raffreddamento può raggiungere la temperatura critica di oltre 90°, con il rischio di fondere la memoria».

A questo punto mi sono imbattuto nel capitolo in cui si spiega il principio di Archimede suggerendo di pesare le tette, che l'autrice e le sue amiche chiamano «le gemelle», illustrato dal disegno qui sotto. Non ce l’ho fatta e ho piantato lì.




La prima volta che la incrocio passo il libro alla divagatrice, che magari è più portata e riesce a dirne qualcosa di sensato: nel frattempo, se è il vostro genere, leggete che male non fa.

Nota: questo post ha suscitato un po' di dibattito. Suggerisco caldamente di leggere anche i commenti.

mercoledì 4 novembre 2009

Appuntamento a Cagliari!

Il prof. Sentimento Cuorcontento è di nuovo sul piede di partenza, questa volta per la Sardegna, ospite del Festivalscienza di Cagliari. Venerdì mattina, di nuovo in tandem con la divagatrice, proveremo a raccontare un po' di scienza a partire da una domanda imbarazzante: ma davvero non siamo andati sulla Luna?

I dettagli di questa nuova, imperdibile occasione di ascoltare le pontificazioni dalla viva voce del prof. S.C. sono qui. Ci saranno anche gli astronautini e il bandierone prestati da Paolo (grazie!)